Con la sentenza del 05.02.2013, n. 2637 la Corte di Cassazione ha affermato che la querela di falso ha lo scopo di privare un documento dell'efficacia probatoria qualificata che gli è attribuita dalla legge: in quanto tale, essa ben può investire anche una sentenza, purché attenga a ciò di cui la sentenza stessa fa fede quale atto pubblico, cioè alla provenienza del documento dall'organo che l'ha sottoscritta, alla conformità al vero di quanto risulta dalla veste estrinseca del documento - data, sottoscrizione, composizione del Collegio giudicante, ecc. - e di ciò che il giudicante attesta essere avvenuto in sua presenza. La Suprema Corte ha chiarito che la sentenza, di contro, non certifica fino a querela di falso la correttezza intrinseca della decisione assunta, quanto agli accertamenti in fatto, alla valutazione delle prove, all'interpretazione degli atti di parte ed in genere a tutto ciò che è frutto di un giudizio e che, in quanto tale, è soggetto ai mezzi di impugnazione espressamente previsti dalla legge.